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Una bimba stampa un bacio sulla guancia di un bimbo che le corre dietro, ridendo. Sbocciano fiori, margherite su un balcone e ciclamini nei vasi di fronte, a far concorrenza. Le commesse chiacchierano sulla soglia dei negozi d’abbigliamento, il postino le guarda dimenticandosi di consegnare le lettere. Un venticello leggero attraversa la strada e si ferma sul portone del Liceo …
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L’ho capito mentre ero seduto su un cesso pulitissimo di Trondheim. Interrail, trent’anni fa esatti. Due bottigliette d’acqua da mezzo litro vuote alla mia destra, una scatola di prugne secche finita alla mia sinistra, un clisterino a stantuffo ancora pieno nella mano, un pacchetto di cicche dal nome evocativo nella tasca dei pantaloni calati: Stimorol.
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Comunque, presto mi sarei sposato. Certo, con le menate del caso, ma ce l’avrei fatta. Trovato un lavoro, io e Tina avremmo pianificato il matrimonio, cercando affitti non troppo fuorimano, perché lei adorava la periferia dei giardini, mentre io amavo rimanere in un raggio ristretto.
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La serata era trascorsa tranquillamente. Le solite cose, spritz con il Campari e una mezza dozzina di Pringles prima di cena. Soia disidratata con funghi porcini e 40 grammi di pane durante il pasto.
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Io volevo annà a fonno de’ quer problema che m’angustiava da quanno quer giorno maledetto me corse pe’ la prima vorta quella che l’espertoni de’ la psiche chiameno crisi de’ panico.
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«Perché non fondiamo una squadra di pallavolo?». La proposta di Luca, detto il Topo, ha un effetto immediato: O’Rei, Handre, Pove, Occhiali sono pervasi dall’entusiasmo, io dall’ansia, la stessa dei compagni dello studente assente il giorno della sua interrogazione programmata. Che avessi scarsa attitudine per lo sport si era capito alle scuole elementari, quando la maestra annunciava: «Oggi facciamo le …